Cosa intendiamo per natura? Nell’era in cui l’azione antropica condiziona gli equilibri del pianeta, esiste ancora, nel mondo fatto su misura dell’essere umano?

Nei secoli lo sviluppato  de “la tecnica” ci ha permesso di manipolare l’esistente, sia per quanto riguarda i processi organici di crescita e sviluppo delle creature viventi, sia per l’elaborazione di prodotti che potessero migliorare le sue condizioni di vita. Dopo le grandi rivoluzioni industriali la crescita della tecnica ha fatto in modo che l’uomo potesse generare un mondo del tutto artificiale creando nuovi habitat e manipolando la natura direttamente o indirettamente, rendendo quest’ultima sempre più un suo prodotto. In quest’ottica diviene ormai difficile stabilire cosa sia naturale e cosa sia artificiale, la distinzione di queste categorie si è assottigliata nel tempo. Se i processi organici sono frutto di manipolazioni umane questi possono ancora definirsi naturali? Nel momento in cui il nostro immaginario di natura muta, in un mondo ormai del tutto artificiale possiamo affermare che gli artefatti dell’uomo diventano parte di una nuova natura? Ogni elemento manipolato diviene frutto di una natura del tutto umana, la quale cresce e si decompone in base al volere dell’uomo. Anche le macchine sempre più intelligenti assumono caratteri naturali, in quanto entrano a far parte di quel mondo artficiale che l’uomo si è costruito.

Il progetto Artificio vivente, attraverso forme minimali e nel miscuglio di materiali organici (vegetali o animali) e inorganici (provenienti da un mercato di massa), mette in risalto una serie di processi adottati dall’uomo nello studio del caos naturale, evidenziando come nell’era del Capitalocene non esista più una vera forma di natura se non quella artificiale generata dal volere e dai bisogni dell’uomo. Un oggetto utile solo per i nostri scopi, manipolabile e docile.